Modernità esplosiva. Il disagio della civiltà delle emozioni by Eva Illouz

autore:Eva Illouz [Illouz, Eva]
La lingua: ita
Format: epub
editore: EINAUDI
pubblicato: 2025-03-20T12:00:00+00:00

La paura come campo di battaglia.

Nel terzo capitolo ho analizzato come gli esperti e le loro conoscenze siano diventati oggetto di sospetto e derisione. Proprio per questo motivo anche la paura indotta dallo stato e dagli esperti è diventata oggetto di contestazioni e battaglie feroci. Negli Stati Uniti e in molti altri paesi, rifiutarsi di avere paura del virus si è tramutato in una presa di posizione politica. A farsene portatori erano gli stessi individui che acquistavano armi e percepivano il legame sociale come campo di battaglia. Sfidavano restrizioni sanitarie obbligatorie e raccomandazioni, e le loro prese di posizione erano causa di continui scontri con quanti credevano negli esperti e nello stato. La paura del Principe è comune a tutti, la paura indiretta è utilizzata dallo stato per indurre i cittadini ad accettare le sue politiche, la paura bellicista è per lo piú prerogativa degli esponenti della destra e la paura pastorale si è rivelata particolarmente congeniale alla sinistra moderata e socialdemocratica.

Non si esagera, quindi, nell’affermare che ben presto la questione pro-vax o no-vax si è sovrapposta all’orientamento politico e alla distribuzione geografica dell’opinione pubblica. È per questo che negli Stati Uniti la percentuale dei decessi per Covid-19 tra quelli che si identificavano con il Partito repubblicano, il «Gran’ Old Party», è di gran lunga piú elevata di quella rilevata tra i democratici69. Una tale frattura politica aveva senza dubbio a che fare con la questione della legittimità della conoscenza scientifica e della competenza: il Partito repubblicano, infatti, sembra essersi prefisso il compito di contestare i dati scientifici, gli esperti e le stesse università70. Non stupisce quindi che, in quanto prodotto di conoscenze specialistiche ed essendo caldamente raccomandato dagli esperti, il vaccino, e non il virus, sia diventato l’oggetto su cui questo settore dell’elettorato ha riversato le sue paure, vedendolo come una minaccia esistenziale per l’umanità. Ovvero, come ha dichiarato un esponente di questa corrente di pensiero: «Credo che l’approccio del vaccino, il vaccino stesso, questa nuovissima tecnologia, sia terribilmente pericolosa, che si stia mettendo a rischio la nostra specie»71. Il dibattito sui vaccini ha assunto toni cosí violenti che i medici e gli infermieri che ne sostenevano l’utilità sono diventati bersaglio di insulti e minacce di morte online72.

Come spiegare questa diversità di reazioni al pericolo? Secondo un principio fondamentale della sociologia della cultura, le emozioni derivano dalla cornice interpretativa attraverso cui si costruisce la realtà e le si dà un senso. I significati culturali della paura bellicista e di quella «pastorale» rispecchiano rapporti molto diversi dell’individuo con lo stato e seguono modelli epistemologici differenti.

La paura bellicista si basa sulla categoria binaria amico-nemico, la paura pastorale sull’incertezza e il calcolo del rischio. Questo significa anzitutto che la paura bellicista genera una costante disponibilità all’autodifesa organizzata militarmente o addirittura impone di colpire il nemico73. La paura pastorale di un virus opera in modo opposto, abolendo la distinzione tra amici e nemici, perché chiunque può esserne potenzialmente contagiato, e costruendo imprevedibili legami di solidarietà, ad esempio, tra giovani e anziani o tra

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